La Storia
Era un antico castello non murato, che aveva quale fortilizio la bellissima rocca di pietre riquadre con feritoie, che oggi è il campanile.
Di esso scrive il Calindri: “Nascondesi tanta oltre la origine di questo castello che trovasene memoria nei più vetusti documenti che sien rimasti ai nostri di, ma di chi fosse, a chi appartenesse, se in parte o più coltivato di quello che sia al presente, se più o meno popolato, a quale provincia appartenesse, non può rilevarsi dai documenti medesimi.
Il Calindri dice ancora di ritenerlo interessantissimo e si rammarica che i bolognesi conoscano poco un luogo di cui pochi simili ne esistono nel territorio.
Nei diversi scritti del Calindri, del Palmieri, del Rossi, dello Zotta, del Sacchi, del Tiraboschi e di altri, il paese è chiamato con nomi diversi: Viticciatico, Vidiciallico, Vidichiatigo, Vidizatico, Vititiatico, Vidizaticum.
Si vuole fare derivare la denominazione di questa località dal nome di un brigante chiamato Ciatico, che operava quassù anticamente.
Infatti la leggenda racconta che Vidiciatico era coperto da un fitto bosco di abeti e che un giorno, mentre soffiava un vento impetuoso, alcuni osservatori, che si trovavano sul castello del Belvedere, videro aprirsi gli alberi e scorsero fra questi la rocca con sopra Ciatico, il brigante. Per questo la località prese il nome di Vidi-Ciatico.
Alcuni storici, invece, vogliono fare derivare il nome da viticcio, luogo di viticci o viti, ma questa supposizione non è accettabile se si pensa all’altitudine del luogo e alla qualità del terreno.
Pure la leggenda non pare accettabile, seppure sta a confermare che queste zone furono territorio dominato dai briganti, come tanti ve n’erano in tutta la montagna. Nel 1490, il Palmieri scrive che furono catturati alcuni componenti di una banda di briganti che aveva rubato cavalli e uno di questi fu impiccato a Vergato dal capitano del Popolo. Prima di salire il patibolo questi volle scolpare un altro condannato e chiedere perdono alla brigata: “Brigata io ve domando perdono a tutti, pregate Dio per mi. lo ho dito certe cosce, le quali non sono vere, le quali me sono state fate dire e specialmente io ho inculpate di certe cavalle uno Domenico Martini de Belvedere. lo ve digo che quello che ho detto di lui non è vero .
La leggenda, come ce ne sono molte nel Medioevo, è sorta dal tentativo di interpretare il nome della località come appariva nei più antichi documenti.
Ma nella interpretazione del nome ci si è arrestati alla vecchia denominazione latina Vidizaticum o comunque si è rimasti ingannati dall’apocrifo diploma di Astolfo riportato dal Tiraboschi, nella sua Storia dell’Abbazia di Nonantola, che porta scritto Viticiatico, mentre nella parte del diploma del re Astolfo emesso a favore dell’Abbazia di Nonantola nel 753, e riportata nella sua parte dal Calindri è scritto: “Insuper propter vestram insignitam predictam petizione iuste concedimus vobis, cl successoribus vestris confirmamus “”Masalizano et Gabba cum viculis suis, idest Acquaviva, Rivo Frigido, Valiciatico, Saxo, Siliciano, Epicla (Grecchia), Variana et Porcie cum montibus, vallis, alpibus, servis proservis, etc.
Come si vede, nel documento più antico che noi conosciamo, il paese è denominato Valiciatico ed è quindi su questo nome che dobbiamo fondare le nostre interpretazioni.
Il nome Valiciatico può significare valico, cioè zona posta a cavallo di due valli e Vidiciatico gode di questa posizione, in quanto è il luogo dopo cui si entra nella valle del Dardagna.
II termine valico non venne comunemente usato se non molto più tardi, mentre allora era usato per indicare lo strumento di legno che serviva per torcere o filare la seta e che veniva azionata dalla mano, dall’acqua o, in seguito, dal vapore. Per questa ragione Valiciatico starebbe a significare il luogo ove si lavora col valico, ove vi erano di questi strumenti. Luogo, quindi, dove si torceva o si filava la seta. Documenti antichi confermano l’esistenza di quest’industria a Vidiciatico.
Il Palmieri dice che Gabba, Belvedere, Rocca Corneta, Lizzano Vidiciatico, Capugnano, Porretta, Capanne e Granaglione erano i luoghi più affermati per motivi commerciali del territorio di Silla e delle regioni circostanti e aggiunge che a Vidiciatico esisteva una fiorente bottega di merceria, la quale, nel 1387 era condotta da un certo Bertoni Parisio.
Ma l’interpretazione più rispondente è forse quest’ultima.
Alcuni nomi di luoghi esistenti nell’Appennino e che si conservano ancora, come Valicia, stanno ad indicare zone, valli, ove era prosperoil leccio. Ora come Valicia può ricordare una valle di lecci, allo stesso modo lo può Vidiciatico nella sua prima denominazione Valiciatico. I lecci erano fiorenti. a Lizzano e a Vidiciatico. E a Vidiciatico, di lecci, poteva esserci una foresta Antica.
Tratto dal libro Vidiciatico e l’alto appennino di Giovanni Carpani